Nel momento in cui si parla di work-life balance partiamo da un assunto di base: se non siamo soddisfatti del lavoro che facciamo, non troveremo mai un equilibrio con la nostra vita privata e personale, provando frustrazione e non riuscendo a dare un senso a ciò che facciamo quotidianamente.

Bisogna necessariamente avere un focus chiaro su quelle che sono le nostre priorità di carriera ricercando un lavoro che si coniughi al meglio con quelle che sono le nostre ambizioni e le nostre passioni. È una scelta estremamente personale, che spetta solo a noi compiere. D’altro canto, negli ultimi anni è divenuto sempre più difficile separare in modo netto e definito la vita privata da quella professionale a seguito dello smart working. Si rincorre da un lato la flessibilità lavorativa, ma dall’altro è impossibile staccare completamente se “ci portiamo il lavoro a casa” in tutti i sensi.

Credo che i luoghi di lavoro, così come la concezione stessa di questo, stiano evolvendo e noi possiamo e dobbiamo essere al passo con questi cambiamenti. In quanto Persone che si occupano di Persone, anche in ottica di attraction e retention dei talenti, e dei giovani talenti soprattutto, il tema del work-life balance è fondamentale. Quando ragioniamo sull’equilibrio della vita privata e professionale delle nostre persone, ragioniamo anche in termini di ascolto delle loro esigenze, ragioniamo sulle modalità del lavoro dei prossimi anni e ragioniamo sulla personalizzazione di ogni aspetto del lavoro, ormai inevitabile.

L’importanza dell’equilibrio tra vita professionale e vita privata è indubbia ma ci capita mai di riflettere anche in termini del valore del nostro tempo, o di trascorrere del tempo che sia di valore? Dovremmo ritrovare l’autenticità del nostro tempo libero, cogliere le sfide del nostro tempo lavorativo e cercare di non perdere di vista l’importanza che per noi assumono sia una che l’altra sfera, poiché si tratta in ogni caso di noi, della nostra personalità e di quello che ci distinguerà dagli altri.