La leadership fluida generata dall’intelligenza emotiva
di Martina Amitrano
Emozione, dal nel verbo latino emovere, che significa “scuotere, smuovere”, metter in movimento. L’emozione rappresenta un fenomeno multidimensionale che coinvolge mente, corpo, che può inficiare anche sul nostro comportamento con gli altri. Ma dal punto di vista professionale, quanto vale l’intelligenza emotiva come espressione di Leadership?
Le emozioni possono essere sperimentate in varia natura. Tutto sta nella gestione di esse. Alcuni infatti tendono a gestirle in maniera consapevole, riuscendo ad instaurare con essa una buona relazione utilizzandole in modo costruttivo; altri, invece, le gestiscono in maniera meno efficace quasi con spavento, temendo che dandone sfogo si possa generare in circuito dannoso, vizioso e limitante quasi a sentirsi sopraffatti. Eppure senza le emozioni la nostra vita sarebbe priva di significato, spessore, ricchezza. Le emozioni comunicano i nostri bisogni, ci orientano, ci guidano.
Grazie alle emozioni possiamo essere più consapevole dei nostri pensieri, del nostro agire in situazioni più o meno complicate, perché possono renderci più equilibrati e realistici accettandosi per quello che si è, ma soprattutto accettando quello che accade intorno a noi.
Se pensiamo alla vera e propria rivoluzione guidata dalla psicologa e neuroscienziata Lisa Feldman Barrett, (dal libro Come sono fatte le emozioni. La vita segreta del cervello) assistiamo ad un ribaltamento di fronte rispetto alla convinzione diffusa che le emozioni vivano in parti distinte del cervello e siano espresse e riconosciute nello stesso modo in ogni parte del mondo.
Barrett ha, invece, mostrato che le emozioni sono costruite, nel momento in cui vengono manifestate, da sistemi centrali che interagiscono nell’intero cervello e che sono supportati dall’apprendimento.
Questa nuova teoria implica che la nostra vita emotiva abbia un ruolo molto più importante di quanto si sia mai pensato.
David Goleman, infatti, nel libro “Intelligenza emotiva”, afferma che non tutto dipende dall’intelligenza prodotta dal nostro cervello, perché a caratterizzare il nostro comportamento e la nostra personalità vi è una miscela in cui il quoziente intellettivo si fonde con altre virtù quali: autocontrollo, pervicacia, empatia e attenzione verso gli altri. Detto in altre parole: l’intelligenza emotiva.
Secondo Goleman (Leadership emotiva. Una nuova intelligenza per guidarci oltre la crisi-2013) il concetto di intelligenza emotiva è entrato a pieno diritto nella nostra società. Infatti, non bastano più l’attitudine al comando o le competenze tecniche per ottenere risultati, far quadrare i bilanci aziendali e gestire le varie organizzazioni aziendali, ma occorre essere in grado di carpire le energie migliori del proprio gruppo di lavoro, sapere giocare sulle motivazioni profonde di ognuno e allo stesso tempo analizzare lucidamente le proprie, esercitare l’arte dell’autocontrollo e della critica senza rinunciare all’empatia.
per cui si comprende che adottare un unico stile di comando non è più sufficiente perché la leadership del futuro è fluida. La chiave dell’armonia e del talento creativo è sapere governare e gestire gli stati d’animo di chi lavora con noi sia nelle piccole comunità aziendali come nell’intera società.
I mondi del pensiero e dell’azione sono stati radicalmente cambiati dal delinearsi delle intelligenze sociali, emozionali ed ecologiche.
Ecco perchè è importante coltivare una vera e propria intelligenza emotiva, o meglio educare la società futura a saper comprendere le emozioni e gestirle allo stesso tempo per creare dei leader del domani consapevoli e preparati perché oltre alla loro intelligenza dovranno mettere in campo anche quella più nascosta quella che muove la mente e il corpo e mostrarla agli altri.
Martina Amitrano – Hr in Netcom Group