Partecipazione: organizzazioni a misura dei lavoratori

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Partecipazione: organizzazioni a misura dei lavoratori

Il tema della partecipazione dei lavoratori alla gestione delle imprese ha assunto negli ultimi anni una centralità sempre più sentita nel dibattito pubblico e aziendale.

Sempre più si sta diffondendo l’idea che la qualità di un’impresa dipenda anche e soprattutto dall’attenzione nei confronti del benessere personale e organizzativo dei dipendenti, nell’interesse tanto del lavoratore quanto dell’azienda, consapevole dei vantaggi competitivi derivanti da un ambiente lavorativo più sereno.

In un contesto produttivo nel quale la capacità di adattarsi ai continui cambiamenti risulta il fattore determinante per la sopravvivenza delle imprese, il coinvolgimento dei lavoratori assume un’importanza vitale in relazione alle crescenti esigenze di qualità e di contenimento dei costi.

Inoltre il tema della partecipazione tocca dimensioni profonde sul piano psicologico, mettendo a nudo il costrutto identitario sia a livello individuale che collettivo, conciliando nella singola persona il bisogno di sicurezza che scaturisce dall’appartenenza a una comunità con il senso di autodeterminazione e responsabilità verso la propria vita e l’ambiente nel quale si opera.

L’umano cresce, si sviluppa e integra parti di sé solo attraverso il costante scambio, conciliativo o conflittuale, con il mondo fisico e sociale di cui è inesorabilmente parte.

 

Ognuno di noi, fin dall’infanzia, necessita degli altri per sopravvivere. Il destino dell’umanità è segnato dall’imprenscindibilità delle relazioni.

Essendo esseri relazionali (politikòn zôon, come direbbe Aristotele), noi abbiamo bisogno di tessere sempre più rapporti con gli altri per assicurarci non solo la nostra sopravvivenza ma anche il nostro comune benessere di specie.

Pertanto, il tema della partecipazione risulta un argomento imprescindibile al corretto funzionamento di qualunque organizzazione umana, non solo di tipo aziendale, nella sua capacità di articolare le soggettività nel perseguimento di un obiettivo comune.

La nostra identità, sempre in movimento, si costruisce a partire dall’interazione tra l’interno e l’esterno, tra noi e gli altri.

Questa consapevolezza è la chiave di volta su cui va costruita ogni organizzazione destinata a durare nel tempo, un’organizzazione che ha come suo punto di riferimento l’essere umano, i suoi bisogni, le sue passioni, i suoi desideri. La persona come misura dell’organizzazione.

Peter M. Senge, nel seminale saggio La Quinta Disciplina, L’arte e la pratica dell’apprendimento organizzativo, ricorda che “nelle organizzazioni, l’apprendimento è possibile non soltanto perché apprendere è nella nostra natura, ma anche perché apprendere è una forma di amore adulto, di desiderio. Un’urgenza. Tutti, nella nostra vita, abbiamo sperimentato l’essere parte di un gruppo, di una comunità che opera insieme e talvolta straordinariamente bene; di persone, insomma, che si fidano l’una dell’altra, integrando i reciproci punti di forza, compensando i propri limiti con obiettivi più ampi di quelli individuali”.

Opporsi alla partecipazione significa dunque difendere rendite di posizione, fare dell’impresa uno strumento di potere, non un bene sociale cui affidare il progresso materiale e spirituale dell’uomo.

Occorre quel che da più parte viene definito un “cambio di paradigma”, la coraggiosa volontà di elaborare un’alternativa allo status quo; un cambiamento che dovrà porre le proprie fondamenta nella riscoperta del significato profondo di ciò che definiamo “lavoro”, inteso come un’attività umana di trasformazione del mondo, un atto creativo, presente anche in chi non è occupato. Siamo tutti produttori, perché è la nostra stessa vita a essere produttiva. Risulta

oggi più di ieri necessario ripensare pratiche, prassi, processi organizzativi che tendano a favorire una partecipazione democratica dei lavoratori alla gestione dell’impresa.

 

Il lavoro sopravvive alle forme della sua organizzazione, soprattutto a quelle attuali, non più in grado di dare risposta alle sempre più diffuse istanze del villaggio globale.

Il lavoro di oggi è sempre più lavoro di conoscenza e di relazione: la finalità primaria della partecipazione dovrà dunque essere la realizzazione di un lavoro libero, per tutti. Un lavoro che fa, non della gerarchia, bensì della mutua collaborazione, il proprio metodo operativo-decisionale.

Ciro Alessio Formisano

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