Porte aperte alla Primavera!
Siamo in piena fioritura, ma, si sa, le stagioni non sono più le stesse, e le corolle si aprono e si chiudono in maniera un po’ bizzarra, secondo cicli non prevedibili. E capita che quando vorresti fossero in ascolto, colorate e pronte, le trovi ripiegate su se stesse, addormentate, chiuse, semmai già appassite.
Come le porte degli uffici in alcune aziende.
Non è casuale che siano aperte o chiuse, e molto raccontano sul ciclo di vita delle organizzazioni, sulla governance, lo stile di leadership e l’umore delle persone che le abitano.
La Teoria organicistica delle Organizzazioni, nata nella scuola toscana e di cui il Prof. Marcello Martinez ci offre un riferimento in ottica di sostenibilità in questo numero del Magazine, vede l’azienda come un organismo vivente che attraversa tutte le fasi: gestazione/nascita dell’idea, nascita/avvio, crescita, maturità, declino/crisi… possibilmente evitando la morte attraverso processi di innovazione e cambiamento.
Le porte chiuse, gli uffici silenziosi, pochi passi che risuonano nei corridoi ad orari cadenzati per il caffè, l’assenza di riunioni, discussioni, conflitti sono lo specchio di aziende che non vivono e di manager che non hanno più idee da proporre e da difendere.
Paradossalmente, spesso sono quelle in cui non è consentito lo smart working … perché uccide le relazioni!
Nell’articolo “Open Up Your Strategy”, pubblicato nel 2021 su MIT Sloan Management Review e poi confluito nel libro “Open Strategy del 2022, Christian Stadler, Julia Hauts, Kurt Matzler e Stephan Friedrich Von Den Eichen sostengono che fare strategia a porte chiuse si traduce in strategie isomorfe, tutte uguali, prive di immaginazione e ricche di preconcetti, spesso destinate a fallire. Aprire il processo di elaborazione della strategia a partecipanti esterni alla C-suite e anche al di fuori dell’azienda offre ai team di leadership l’accesso a diverse fonti di conoscenza esterna e, soprattutto nei momenti più critici, può sviluppare quell’intelligenza collettiva necessaria per affrontare i cambiamenti e produrre innovazione.
E’ evidente che lo sforzo è sensibilmente maggiore: uscire dal piccolo team costituito dal capo azienda, un paio di dirigenti e/o consulenti compiacenti ed aprire le porte ad altri punti di vista vuol dire ascoltare, negoziare, mettersi in discussione e spesso anche rallentare le decisioni; vuol dire lavorare in trasparenza, gestire la diffusione di notizie distorte e saper comunicare; significa anche cedere una quota di potere e imparare a confrontarsi con le emozioni proprie e degli altri.
Come puoi guardare negli occhi una persona e capire di che umore è, un fiore e coglierne la freschezza, così puoi guardare dentro l’azienda, attraverso le sue porte, e interrogarti sullo stato di salute dei suoi conti e delle persone che la abitano. E poco importa se quelle porte sono fisiche o virtuali perché è solo questione di mindset e di cultura d’azienda.
Buona Primavera … a porte aperte!
Redazionale di Alessandra Belluccio
Alessandra Belluccio, Presidente Aidp Campania – Direttore Risorse Umane e Organizzazione