Trust management: perché la fiducia è la chiave del successo in azienda

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Trust management: perché la fiducia è la chiave del successo in azienda

di Melania Prisco

“Mi fido della mia azienda e questo mi dà sicurezza e stabilità”.

Quanti lavoratori potrebbero pronunciare una frase del genere con assoluta convinzione?

Il mondo latino può venirci in aiuto chiarendo il significato della parola “fiducia” , che  trova origine nel verbo fīdĕre, “fidarsi”, “confidare”, ma anche “affidarsi”, con coraggio e sicurezza: nel diritto romano, la fiducia era una forma di garanzia reale, che consisteva nel trasferire al creditore la proprietà di un bene, con la promessa di restituirlo una volta estinto il debito; dunque il concetto di fiducia si sostanzia della presenza di almeno due fattori nel rapporto tra le parti: la buona fede (fides) ed un patto (foedus) oggetto della relazione stessa. 

La fiducia si configura come un elemento che può determinare il successo o l’insuccesso di una relazione anche nel mondo delle organizzazioni: quali possono essere i presupposti per il suo consolidamento quando il “partner” è rappresentato dall’azienda?

Alcuni studi recenti citano tra i fattori maggiormente incidenti: la trasparenza, la coerenza, l’empatia, la competenza. 

I dipendenti si fidano di organizzazioni in cui la comunicazione è chiara ed onesta, dove vi è possibilità di coinvolgimento attivo sulle problematiche interne, su opportunità, strategie e risultati. Un’azienda appare affidabile agli occhi delle persone che ne fanno parte (e che ne rappresentano i principali stackeholders) se agisce in modo coerente con i suoi valori, mantenendo le promesse (il sopracitato “foedus”), assumendosi le responsabilità delle proprie azioni, valorizzando il capitale umano supportandone la crescita, garantendone sicurezza e stabilità, riconoscendone i meriti e mettendone al centro il benessere. 

La costruzione di una cultura aziendale basata sulla fiducia e il suo mantenimento nel tempo può avere alte possibilità di successo soltanto qualora questi valori siano presenti e visibili a tutti i livelli dell’organizzazione: dal management ai collaboratori, dai vari clienti ai fornitori e laddove sia supportata da azioni concrete e costanti, come la promozione della comunicazione verso l’interno e l’esterno, il consolidamento di relazioni basate su costanti feedback, l’investimento su formazione ed innovazione, la promozione dell’inclusione e la valorizzazione della diversità.

Uno degli studi condotti nel 2021 da KPMG in collaborazione con Harward Business Review Italia[1] esplora quanto sia importante adottare e dimostrare un atteggiamento di risposta concreta alle aspettative dei dipendenti, rilevando tra le principali esigenze del personale la necessità di inclusione e di formazione, nonché la garanzia di prospettive di stabilità per migliorare l’engagement. 

La fiducia appare un cardine anche per il buon funzionamento delle organizzazioni agili, ovvero quelle che adottano metodi di lavoro flessibili ed iterativi, in quanto innesca prassi virtuose che favoriscono autonomia, sperimentazione, condivisione di informazioni e, di conseguenza, agevolano la risoluzione dei problemi: è quanto viene auspicato anche dalla generazione Z che, più di ogni altra, si distingue per una cultura del lavoro positiva ed inclusiva e predilige organizzazioni che danno priorità all’etica, alla diversità, alla sostenibilità sociale ed ambientale, all’ abbattimento del divario retributivo tra generi. 

Al contrario, un’azienda che non gode della fiducia delle proprie persone può riscontrare tra i principali svantaggi: la riduzione di produttività innescata dalla demotivazione, l’aumento dell’assenteismo e del turnover, difficoltà nell’ attrarre e mantenere talenti a causa della cattiva reputazione e di un clima aziendale non propizio, perdita di competitività e innovazione.

Quella della fiducia si configura, pertanto, anche come una scelta strategica, che richiede cura e responsabilità da parte di tutti gli attori coinvolti e come un ingranaggio in grado di fare la differenza tra un’organizzazione autoreferenziale, con alte probabilità di “implosione” e una riconosciuta a più livelli e, pertanto, dalle basi solide e attrattive. 

[1]L’eccellenza nella Employee Experience” – KPMG Italia, 2021

di Melania Prisco – Hr business partner Netcom group Spa

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